L’intervento per l’inserimento di una protesi all'anca consiste nella sostituzione dell'articolazione dell'anca con una protesi artificiale; viene eseguito quando l'articolazione è danneggiata da traumi, artrite, usura o altre patologie che compromettono la funzionalità e la qualità della vita del paziente.
La protesi all'anca può essere totale o parziale, a seconda che vengano sostituiti entrambi i componenti dell'articolazione – testa del femore e acetabolo – o solo uno di essi; è composta da materiali biocompatibili che vengono fissati all'osso tramite del materiale ugualmente biocompatibile o per integrazione ossea.
L'intervento ha lo scopo di ridurre il dolore, migliorare la mobilità e la funzione dell'anca e permettere al paziente di riprendere le sue normali attività quotidiane. Tuttavia, come ogni intervento chirurgico, comporta anche dei rischi e delle limitazioni, che devono essere valutati attentamente dal medico e dal paziente prima di procedere.
Quando è necessaria la protesi all'anca?
La protesi è indicata quando il dolore e la limitazione funzionale dell'anca sono tali da interferire con le attività quotidiane del paziente e non rispondono ai trattamenti conservativi, come farmaci antinfiammatori, fisioterapia, infiltrazioni o ausili ortopedici.
La causa più comune di danno all'articolazione dell'anca è l'artrosi, una degenerazione progressiva della cartilagine che riveste le superfici articolari. L'artrosi può essere primaria, cioè dovuta all'invecchiamento e al sovrappeso, o secondaria, cioè conseguente a traumi, malformazioni congenite, malattie infiammatorie o metaboliche.
Altre cause di danno all'articolazione dell'anca sono:
• la necrosi vascolare della testa del femore, una condizione in cui il flusso sanguigno alla testa del femore si riduce o si interrompe, causando la morte delle cellule ossee e il collasso della testa del femore
• le fratture dell'anca, che possono essere causate da traumi di varia entità, soprattutto nelle persone anziane con osteoporosi
• le malattie infettive dell'osso o dell'articolazione, come l'osteomielite o l'artrite settica
• le malformazioni congenite, come la displasia congenita dell'anca o l'epifisiolisi femorale
• le malattie infiammatorie croniche dell'articolazione, come l'artrite reumatoide o la spondilite anchilosante.
Quando è raccomandato l’intervento?
La decisione di sottoporsi a un intervento di protesi all'anca dipende da diversi fattori, tra cui:
• il grado di dolore e di limitazione funzionale dell'anca
• l'impatto del dolore e della limitazione funzionale sulla qualità della vita del paziente
• l'età e le condizioni generali di salute del paziente
• le aspettative e le preferenze del paziente
• i rischi e i benefici dell'intervento
• le alternative terapeutiche disponibili
Il medico valuterà tutti questi aspetti insieme al paziente e spiegherà i pro e i contro dell'intervento, il tipo di protesi più adatto al suo caso, il decorso post-operatorio e le possibili complicanze.
Cosa succede dopo l'intervento?
Dopo l'intervento di protesi all'anca, il paziente dovrà seguire alcune precauzioni per evitare il rischio di lussazione della protesi, cioè lo scivolamento della testa del femore fuori dall'acetabolo.
Tra queste precauzioni, vi è quella di evitare di piegare oltre i 90 gradi l’articolazione dell'anca – per intenderci come quando si solleva il ginocchio per portarlo verso il petto.
Questa limitazione vale soprattutto nelle prime settimane dopo l'intervento, quando i tessuti molli intorno alla protesi sono ancora in fase di guarigione e di adattamento. Con il passare del tempo, la protesi si stabilizza e il rischio di lussazione si riduce. Tuttavia, il paziente dovrà sempre evitare di piegarsi in modo brusco o eccessivo.
Quindi come ci si deve piegare dopo essersi sottoposti ad un intervento di protesi all’anca?
Per piegarsi in modo sicuro dopo l'intervento si devono seguire alcune regole:
• usare sempre un supporto, come una sedia, un bastone o una stampella, per mantenere l'equilibrio mentre si compie un’azione che richiede di piegarsi
• per chinarsi a terra, piegare sempre le ginocchia, mai tenerle tese
• non accavallare la gamba operata sull’altra
• non sollevare oggetti pesanti o ingombranti da terra
• non chinarsi in avanti quando si è seduti
• usare ausili specifici per facilitare le attività quotidiane, come calzascarpe, sedili rialzati per il water, ecc.
Queste sono le raccomandazioni per la quotidianità, a cui va sommato, ovviamente, un programma di riabilitazione fisica sotto la guida di un fisioterapista, per riacquistare la forza e la mobilità dell'anca e prevenire le complicanze. La durata della riabilitazione dipende da diversi fattori, tra cui il tipo di protesi, il tipo di intervento, le condizioni generali di salute del paziente e la sua motivazione.
In generale, si può dire che un paziente potrà riprendere le sue normali attività quotidiane entro 6-12 settimane dall'intervento, mentre per le attività più impegnative, come lo sport o il lavoro fisico, potranno essere necessari alcuni mesi.